PAESAGGISTICA

Il sito non è visibile da alcun punto o percorso panoramico, potrà essere visibile a notevole distanza, per un ristretto cono visuale, solo in sommità, ma in modo defilato, grazie alla sua particolare conformazione orografica della valletta nascosta, notevolmente schermata: si chiama Fosso del Tinaccio perché è chiuso come un tino.

La zona in esame è lambita dal sentiero escursionistico n°39 tracciato dalla Comunità Montana del medio Metauro di Fossombrone in collaborazione con il C.A.I. di Pesaro (anche grazie alla tolleranza dei proprietari dei suoli attraversati che non sono stati neanche interpellati), il sentiero parte da Isola del Piano passando per  le Fosse e la Cecilia, giunge sulle Cesane, a Casino Rondini. L’area delle cave è visibile dal sentiero solo per lo stretto intervallo corrispondente alla sua lunghezza, quindi per un breve intervallo. L’esposizione a giorno dei filari di pietra, durante l’estrazione e le fasi successive, possono essere motivo di interesse culturale e di studio dei visitatori (in quanto normale attività lavorativa attinente l’ambiente) con possibilità di approfondire gli studi geologici attinenti le formazioni interessate.

L’area di interesse non interferisce né è visibile dalle strade, né dai punti panoramici e dalle aree attrezzate, né dagli agriturismi e neanche dagli itinerari promossi dalla “Fondazione Alce Nero” nella promozione “La Valle del Falco”, malgrado le relative distanze.

L’approvvigionamento idrico si avrebbe poco più a valle della zona interessata ma sulla destra idrografica del Fosso del Tinaccio ove per 9-10 mesi l’anno sgorga una sorgentella. Si renderà necessario un deposito d’acqua da realizzare poco sopra il rudere delle Fosse. L’allaccio all’acquedotto comunale, qualora necessiti, è fattibilissimo essendo, la condotta pubblica, a qualche centinaio di metri dal sito.

Risorse naturali del soprassuolo modeste. Contestualmente ai lavori di coltivazione dovranno essere effettuati i lavori di rinaturazione  per una corretta riqualificazione ambientale, considerata la scarsa presenza attuale di basi vegetative (mancanza di mollisuolo) la vegetazione si presenta rada, sporadica con polloni intristiti, si vanno ad interessare ex pascoli seminativi magri e bosco ceduo con ridottissime capacità evolutive, le condizioni vegetative, con lo sviluppo dei lavori miglioreranno in quanto saranno facilitate la nascita e lo sviluppo della flora con l’apporto di un maggiore franco colturale derivato dal terreno vegetale esistente concimato organicamente incrementato, alla base, da sterile e marna di cava drenanti

Le modifiche morfologiche, permanenti e inevitabili dati i lavori. Con il passare del tempo (pochissimi anni dopo i lavori) non potranno essere notate se non dopo un dettagliato confronto cartografico fatto da soggetti particolarmente esperti. La particolare conformazione del sito, associata alla facilità di accesso per la ricomposizione ambientale, consente la semplice traslazione di tutto il versante e relativo crinale e la conseguente ricreazione degli stessi, con le caratteristiche originarie, (pendenze e quote) ma traslate di metri.

Sullo stesso versante in prossimità delle aree di vecchia estrazione, le scarpate a ridosso del Fosso del Tinaccio sono state oggetto di deposito di detriti o sfrididi lavorazione provenienti dalle attività estrattive precedenti, in quanto allora era preso in considerazione solo il prodotto mercantile pietra da taglio, da muro o permassicciata stradale e, le scaglie non erano commerciabili. Allo stato attuale solo un area molto ristretta manifesta instabilità pertanto occorre agire su questa area con particolare cautela usando tecniche di scavo che permettanodi operare in condizioni di sicurezza.

STATO ATTUALE

STATO MODIFICATO IPOTIZZATO

L’intervento proposto, data anche l’esiguità della superficie interessata rispetto l’intorno, interferirà minimamente con le risorse faunistiche che trovano all’interno delle zone adiacenti un ampio habitat naturale aperto a tutte le opportunità.